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Treni, bus e navi all'idrogeno per la ecotransizione

H2IT: Italia ha competenze, Recovery per sviluppare la filiera

Redazione ANSA ROMA

di Stefano Secondino

Treni, autobus, taxi, flotte aziendali, mezzi di movimentazione nei porti, acciaierie, navi.
    Sono gli usi possibili dell'idrogeno per la transizione ecologica, per decarbonizzare l'economia già da oggi. In più, l'idrogeno può essere mescolato con il metano, per ridurre le emissioni di carbonio da questo gas. L'Italia ha competenze industriali su tutta la filiera, dalla produzione al trasporto all'utilizzo. Ora le aziende chiedono di usare i soldi del Recovery Plan per sostenere questa filiera e per farla crescere.
    "L'idrogeno è un vettore energetico chiave, imprescindibile per la transizione ecologica - spiega Cristina Maggi, direttrice di H2IT, l'associazione di categoria delle imprese del settore -. Può contribuire a decarbonizzare vari settori: mobilità, industria, produzione di energia, riscaldamento".
    Sulla mobilità, l'idrogeno serve soprattutto per il trasporto pesante. Per le auto private, l'elettrico è più concorrenziale, date le batterie leggere e la presenza di una rete di distribuzione diffusa. L'idrogeno non è facile da trasportare, e questo rende difficile impiantare una rete capillare di distributori. Ma per camion, treni, mezzi di movimentazione e navi, le batterie elettriche sarebbero troppo pesanti, e l'idrogeno è la scelta migliore per azzerare le emissioni. Basta un centro di produzione vicino al porto, all'autoporto o alla fabbrica. E questa soluzione potrebbe essere conveniente anche per taxi e flotte aziendali.
    "Adesso il problema è costruire le infrastrutture - spiega Maggi -. Quando ci saranno, aumenterà la competitività dell'idrogeno. La tecnologia c'è, non bisogna inventarsi nulla.
    C'è ancora un problema di costi, ma occorre dare un sostegno allo sviluppo per farli calare". In Italia ci sono pochi centri di produzione, pochissimi di idrogeno green, e un solo distributore al pubblico (a Bolzano). In pratica, la rete è quasi tutta da fare. "Ma nel nostro paese abbiamo competenze su tutta la filiera - dice Maggi -. Abbiamo grandi aziende come Snam, Fincantieri, Sapio, tante pmi di componentistica, come Solid Power che fa le celle combustibili. E poi ci sono startup interessanti che si affacciano nel settore".
    Snam ha già sperimentato con successo il trasporto di idrogeno nelle condotte mescolato al metano, in percentuale del 5% e anche del 10%. Un modo per ridurre le emissioni di carbonio negli usi industriali e domestici, in una prima fase della transizione ecologica. E poi c'è la possibilità di usare l'idrogeno nella acciaierie, al posto del carbone. Un'opzione della quale si è parlato a lungo per l'Ilva di Taranto.
    L'obbiettivo finale della transizione è avere tutto idrogeno verde, prodotto dall'acqua con le fonti rinnovabili: centrali solari ed eoliche grandi e piccole, magari nel Sud Italia o nel Nordafrica, al servizio di centri di produzione, e una rete di condotte dedicate che portino il gas nei centri di distribuzione. "Con il Recovery Plan bisogna sostenere lo sviluppo di tutta la filiera - conclude la direttrice di H2IT -, destinando anche fondi alla ricerca".

L'idrogeno, come si produce e a che serve. L'idrogeno non è una fonte di energia come il sole o il petrolio, ma è un vettore. In natura non esiste da solo: va estratto dall'acqua o dal metano. L'energia che dà, è pari a quella usata per produrlo. Il suo vantaggio è che rilascia energia in modo pulito: bruciando non emette gas serra, nelle celle a combustibile produce elettricità e ha come scarto soltanto vapore acqueo.
Ma c'è idrogeno e idrogeno. Oggi per lo più questo gas viene prodotto dal metano, emettendo un sacco di CO2. L'idrogeno così fatto (detto "grigio") non serve a decarbonizzare. Poi c'è l'idrogeno "blu", prodotto dal metano, ma con la cattura della CO2. Questa oggi viene iniettata sottoterra in giacimenti esausti, ma si sta studiando di usarla per produrre materiali utili. La cattura del carbonio viene avversata dagli ambientalisti, che la vedono come un processo inutile e costoso, che rallenta il passaggio alle rinnovabili.
Infine, c'è l'idrogeno "verde", prodotto dall'acqua con l'elettricità da fonti rinnovabili. Questo emette solo ossigeno nel processo di produzione, e ha zero emissioni di gas serra nel consumo (emette solo acqua). La tecnologia per produrre l'idrogeno verde c'è già, ma va sviluppata su vasta scala.
Il punto debole di questo gas è il trasporto. L'idrogeno è molto leggero, e non può usare le stesse tubazioni del metano.
Per essere trasportato sulle autocisterne va molto compresso, e questo consuma energia, facendo perdere valore al carburante.
Ma se l'idrogeno verde è solo un vettore dell'energia prodotta col fotovoltaico o l'eolico o l'idroelettrico, perchè non usare direttamente l'elettricità delle rinnovabili, invece di fare questo passaggio intermedio? La corrente ha già una rete di distribuzione capillare, che arriva in ogni casa, mentre quella dell'idrogeno è tutta da fare. Ma c'è un fattore che rende preferibile usare l'idrogeno piuttosto che direttamente l'elettricità: le dimensioni delle batterie. Per le automobili esistono già accumulatori sufficientemente piccoli. Ma per i camion, i treni o le navi, al momento ci vorrebbero batterie enormi, improponibili. Per i grandi mezzi, una bombola di idrogeno, una cella a combustibile che produce elettricità e un motore elettrico, sono per ora il sistema migliore per muoversi a zero emissioni.
Data la difficoltà di trasporto dell'idrogeno, una rete capillare di distributori (come quelli per benzina, diesel e gas) non sembra sostenibile economicamente. Più fattibili sembrano centri di produzione o di distribuzione al servizio di porti o di flotte aziendali di camion, taxi e mezzi per la movimentazione. In pratica, una centrale eolica e fotovoltaica che produce elettricità e la usa per produrre idrogeno dall'acqua e rifornire navi e mezzi pesanti sul posto.
Poi c'è un altro uso possibile già oggi per l'idrogeno: può essere mescolato con il metano in una percentuale del 5 o anche del 10%, ed essere trasportato con le tubazioni esistenti.
Questa miscela, bruciando nelle case o nelle caldaie, produce meno CO2 del metano puro. Infine, l'idrogeno può essere usato nelle acciaierie al posto del carbone, per produrre acciaio senza emissioni. Sempre che, naturalmente, il gas sia prodotto dall'acqua con le rinnovabili, e non dal metano.

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