Sulla base dei dati forniti da Enea, l’Italia conta sul suo territorio 13 milioni e mezzo di fabbricati dei quali circa 12 milioni destinati ad abitazioni. Il 65% di questi edifici sono ville o case unifamiliari e il resto piccoli e grandi condomini.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ai primi anni ’80 è stato costruito il 50% del patrimonio edilizio nazionale.
Tra questi, gli edifici costruiti tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70 hanno prestazioni energetiche molto basse, consumando circa 160 chilowattora al metro quadro contro i 75 di un edificio di nuova costruzione. La loro riqualificazione energetica, con interventi mirati sull’involucro e sugli impianti, diventa un obiettivo prioritario e strategico.
Tale azione, oltre a migliorare sensibilmente le condizioni abitative, consentirebbe una riduzione dei consumi energetici superiore al 50% con positive ricadute sia per l’ambiente che per gli utenti che vedrebbero diminuire i costi della propria bolletta energetica.
Per questo, sulla riqualificazione energetica degli edifici esistenti la Regione Emilia-Romagna pone particolare attenzione e sul tema è intervenuta in più occasioni.
Con la Delibera dell’Assemblea legislativa n. 156 del 4 marzo 2008 e successive modifiche, la Regione è intervenuta per disciplinare, sotto l’aspetto della riqualificazione energetica, gli interventi sugli edifici sottoposti a ristrutturazione.
Con la Delibera della Giunta regionale n. 417 del 30 marzo 2009 ha promosso lo sviluppo di programmi degli Enti locali per la qualificazione energetica e lo sviluppo di impianti a fonti rinnovabili. I programmi sono stati finalizzati al conseguimento di obiettivi di risparmio energetico, uso razionale dell’energia, riduzione delle emissioni di gas serra con particolare riferimento alla qualificazione energetica degli edifici pubblici.